Si può chiamare giorno 1? E mai finito lo zero?
Sono le 7 di mattina, sono in aeroporto dopo una notte insonne, passata a cercare di stare sdraiata su una specie di panca sotto la vetrata dell’aeroporto. Alle 5 ho detto basta e ho deciso di cambiare posto per passare alla posizione seduta. Devo dire che la vita da barbona mi si addice. Anche se sono stanca morta. Ma poi perché fa sempre così freddo negli aereoporti? E perché non mettono delle camerate con cuccette per tutte le persone che, come me, devono passare la notte in aeroporto? E non credete che siano poche perché è sempre pieno, anzi c’è la gara a che riesce a procurarsi un posto per sdraiarsi.
Arrivata sull’isola. Che strano! È davvero strano! 20 gradi a ottobre e al sole fa davvero caldo. Sono seduta su una panchina ad aspettare il primo bus che devo prendere per arrivare al mio paesino. Vedo l’oceano e una grande pala eolica. Chissà perché le nuvole sembrano diverse qui. Inizia la mia nuova avventura.
…
L’inizio si rivela molto difficile. Faccio veramente fatica con lo spagnolo. Mi sento isolata dal mondo, non riesco a interagire con le persone. L’ostello sembra piuttosto sudicio, la mia stanza è un soppalco/soffitta senza finestre quasi, da dividere con un ragazzo cileno che non mi sta nemmeno troppo simpatico. Aiuto. Primo pensiero: che cosa sto facendo qui? Voglio tornare a casa. Aiuto. Maledette le mie idee strampalate.